martedì 27 aprile 2010

Fasulo a Speziale: Non candidarti, puntiamo all'unità del centro sinistra


Fasulo chiede a Speziale di ritirarsi dalla candidatura di sindaco. Fa riferimento all'incompatibilità sancita dalla corte costituzionale (sentenza numero 143 del 23 aprile 2010), l’avvocato protagonista delle primarie del Partito democratico, suggerendo al suo avversario politico in casa Pd di non rinunciare alla carica di deputato regionale e fare sistema col popolo di centro sinistra del territorio gelese.. “La sentenza obbligherebbe l'onorevole Speziale, nel caso dovesse essere eletto – sottolinea Fasulo - a dimettersi da deputato regionale entro i successivi trenta giorni, agevolando il subentro all’Ars di Enzo Aronica. Candidato nisseno primo dei non eletti nella scorsa tornata elettorale regionale”. L’esponente del Pd, Angelo Fasulo, tira in ballo la questione campanilistica e stuzzica Speziale ricordando che “il deputato nelle sue recenti dichiarazioni ha parlato di Gela prima di tutto – ricorda Fasulo - Mi chiedo se sia utile, nel momento di grande difficoltà della nostra città, togliere una risorsa regionale dandola al nord della provincia. Su questo tema lo invito a riflettere, sperando che non abbia cortesie da ricambiare a qualche notabile nisseno. Servizio è, prima di ogni altra cosa, creare sinergia tra le forze in campo, non valutazione personale”. Non usa le mezze misure Angelo Fasulo contro Speziale per puntare alla corsa solitaria in casa Pd, verso la poltrona più importante del Palazzo di città. “Questa questione merita una risposta chiara e trasparente – aggiunge Fasulo - e questa risposta, prima che da candidato sindaco, la chiedo da cittadino e la chiederò con forza assieme a tanti altri gelesi. Rivolgo un appello al popolo di centro-sinistra, rinnovando l'invito all'unità e chiedendo il ritiro dalla corsa elettorale dell'onorevole Lillo Speziale, eletto nelle file del Pd nelle precedenti elezioni regionali e con mandato in corso. Diversi deputati dell'Ars dovranno dimettersi, a seguito della sentenza della corte costituzionale, molti – conclude Fasulo - annunciano che si dimetteranno quanto prima, da uno dei due incarichi, su indicazione degli stessi partiti”..

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sabato 24 aprile 2010

Ciak, si gira! Elezioni in celluloide

A Gela la cultura latita ed è una convinzione diffusa, soprattutto, fra i più giovani (ma non solo) che lamentano, ad esempio, la mancanza di un cinema. Il più vicino è a Vittoria: roba da matti. Ma non temete, signore e signori, a Gela ci sarà spettacolo nei prossimi mesi. Già imperversano i trailers, accanto la grande anteprima delle primarie del Pd. Statene certi, questo grosso vuoto verrà colmato nel periodo elettorale, da saltimbanchi e potenziali attori, col gran talento nell'arte della recitazione, che vestiranno i panni del politico d'assalto, disposti a candidarsi al consiglio comunale e pronti, quindi, ad immolarsi per il bene della propria comunità. Ma c'è persino chi si sta spingendo oltre, con grande senso di responsabilità, sentendo addosso tutto il peso di una città e decidendo pertanto di candidarsi a sindaco: un sacrificio immane, come del resto ci ha insegnato in questi anni chi era un predestinato in tal senso, non foss'altro per il cognome che porta: Crocetta. Benché per larghi tratti il copione sia fondamentalmente sempre lo stesso, in campagna elettorale il successo di pubblico è garantito: altro che teatrino! Specie quest'anno, con un vecchio marpione che calca il palcoscenico da decenni, abile anche nell'improvvisazione, lasciando di stucco il più delle volte gli “amici” che i “nemici”. E' proprio lui, il plurivotato, il plurieletto, Lillo Speziale. Tenace come non mai, imperterrito, consapevole che Gela ha proprio bisogno di lui. Non voleva le primarie nel suo partito e vi è stato costretto? Nessun problema. Le ha perse? Ha fatto ricorso. A Palermo gli dicono che il simbolo del PD verrà consegnato al vincitore delle Primarie? Lavora già ed in ogni caso ad una sua lista, dentro o fuori il partito democratico, ma portandosi con se tutti i suoi fans. E' lui ad oggi l'assoluto protagonista: non c'è dubbio e non poteva essere altrimenti. Fasulo? Ha vinto le primarie ma è costretto finora a rincorrere il suo avversario, nonostante per l'appunto si dice che lo abbia sconfitto. Ma lo ha veramente sconfitto? A Palermo, qualcuno del PD batta pure un colpo, perché a Gela non si è ancora davvero capito, nonostante gli enormi sforzi di Miguel Donegani e Rosario Crocetta. Ci scuseranno se defineremo gli altri come dei comprimari, ma innanzi alla scesa in campo di un big della politica locale da alcuni decenni e di tale calibro, non possiamo farne a meno. Non si offenda e non ce ne voglia, l'impavido Antonio Rinciani, il “sindaco della provincia di Gela”, primo a scommettere sulla propria candidatura ed al di fuori di schemi e schieramenti preconfezionati. C'è poi il combattivo Enzo Cirignotta, candidato ufficiale dell'UdC. Quindi, l'esuberante cognato, Enzo Pepe, candidato ufficiale del PdL Sicilia (area Micciché). In molti si dicono pronti a scommettere la qualsiasi cosa, anche una fortuna, sul fatto che che alla fine la faida in famiglia non ci sarà e che uno dei due si ritirerà, se non entrambi. Nel frattempo, aspettiamo con ansia nel centro destra i nomi che faranno Alessandro Pagano per il PdL ufficiale (Area Schifani-Alfano) e Raffaele Lombardo-Pino Federico per l'MpA. Nel centro sinistra, invece, il dipietrista Orazio Rinelli (IdV) ed il socialista Piero Lo Nigro stringeranno l'alleanza con Fasulo. Forse. I centristi, da Carmelo Ferrara a Grazio Trufolo, attraverso la Primavera Gelese, rappresentati dal rutelliano Filippo Collura, stanno trattando con tutti: prima o poi smetteranno. Alleanze? Trattative? Si. E' questa la fase ed è questo lo scenario al momento più interessante, dove tutto il futuro “cast” viene coinvolto nel “prequel”. Ecco allora nascere come funghi, da un giorno all'altro, movimenti e relative liste. Magari ne dimentichiamo qualcuno. Sicuramente non è il caso di “Io Amo Gela”. Già solo il nome è tutto un programma. Ma poi, soprattutto, com'è possibile scordarsi di un movimento che a Gela ricalca le orme dell'ingresso in politica di un collega così famoso come Magdi Allam? Il riferimento in città è l'ex mastelliano Sergio Tufano. Segue il “Pensiero Libero” della giovane promessa Davide Giordano che nel ricordarci che è stato un assessore della giunta Crocetta, si pone come il “nuovo” della politica gelese, che “rompe con il passato”, senza utopie di sorta ovviamente! Alle sue spalle, o se volete, al suo fianco, l'imprenditore Giovanni Peretti e quelli di Senso Civico: associazione nata mesi fa col precipuo compito di stimolare la politica senza per forza adoperarsi attivamente: ce ne stiamo accorgendo, infatti. Infine, quelli di “Gela Città Aperta”, cioé gente che torna a battersi attivamente per la città o che si è stancato di aspettare la chiamata per un ruolo importante. scegliendo, quindi, di giocarsi le proprie carte comunque. Ce ne saranno altri? Staremo a vedere. Ma devono affrettarsi giacché la sceneggiatura è pronta ed il casting volge oramai al termine. Il “Ciak Si Gira” è stato già dato e la “location del golfo” è pronta ad essere animata come si deve. Possiamo intuire che sarà un gran “festival”, magari con sorpresa al calare del sipario, con tanto di scoppiettanti mortaretti a fine maggio. Buon divertimento.

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Da strumento a strumentalizzazione: eccoti le primarie...!

Ma chi le ha inventate queste Primarie? In città in tanti, quasi 10000, se lo stanno chiedendo. Le hanno inventate gli americani, sempre loro, oltre 1 secolo e mezzo fa. C'è persino una legge statunitense che le prevede e le disciplina espressamente. Chissà quanti gelesi, fra quelli che sono accorsi ai sei gazebo allestiti in città, ne erano a conoscenza. Ma, del resto, si sa: erano altri gli argomenti dell'operazione Husky che vide gli yankees sbarcare a Gela nel lontano luglio del 1943. E' una domanda che in Puglia, ad esempio, molti più elettori non si stanno ponendo. La vittoria di Nichi Vendola, governatore uscente, sul candidato del Pd, Federico Boccia ha evitato di far vincere le elezioni al centro-destra, anche grazie al pasticciaccio combinato dal suo predecessore Fitto che nel rompere l'accordo tra Dambruoso e Poli Bortone, ha puntato tutto su Rocco Palese, perdendo la scommessa e presentando le proprie dimissioni da ministro. Strumento utile, quindi. Ed a Gela? Sembrerebbe di no. Ma quando mai!!! Da queste parti strumentalizzare anziché utilizzare strumenti è prassi autorevole, arte pura, raffinatezza sopraffina. C'è un coordinatore provinciale che si autocandida a sindaco senza dimettersi? Vuole fare l'arbitro ed il giocatore? C'è una controparte che dopo avergli permesso di traghettare il gruppo dal secondo al terzo millennio non ci sta più? C'è un partito spaccato ed una resa dei conti da consacrare? Allora, eccoti le primarie. Strumento ultile, si direbbe decisivo, che nel PD, addirittura diventa una regola vera e propria sancita nello Statuto. Ed allora via ai giochi. Le Primarie sono il massimo, dicono da una parte. Le Primarie sono un trucco, dicono dall'altra. Nel frattempo si alimentano trattative e si perfezionano accordi al chiuso delle finestre, o in piena vista, davanti ad una pizza, bevendo un caffé. I circoli fanno da base generale. Bar e pizzerie sono gli avamposti. I candidati rimangono due, erano inizialmente quattro, forse anche cinque. Da una parte il generale di lungo corso, Calogero Speziale, detto Lillo. Dall'altra parte un suo ex luogotenente, Angelo Fasulo, ma con alle spalle il vero e proprio sfidante: per alcuni ancora un tenente colonnello, per altri già un generale benché di breve corso, Michele Donegani, inteso Miguel. E Saro Crocetta? Si gode lo spettacolo fino agli ultimi tre giorni. Poi appoggia Fasulo, ma non si vede mai in giro. Ufficialmente, alla dittatura di Speziale si oppone il triumvirato Crocetta-Donegani-Fasulo. Vincono quest'ultimi, per soli 26 voti. E' bagarre. Gela sarà pure sciocca, ma è anche un po' sfortunata. Non poteva vincere uno dei due con largo vantaggio? Noooo! E che bello c'è. Ricorso pronto contro sospetti. Quasi sospetto nel suo essere pronto. Speziale dice che risultano 100 voti in più rispetto al computer. Chi può dargli torto nel sospettare? Fasulo replica che quei 100 voti non sono in più perché sono registrati nel cartaceo: ed effettivamente, quando ad ogni persona che vota con tanto di firma corrisponde una scheda votata, chi può insinuare la minima ombra di dubbio? Insomma, dov'è la verità? Non si capisce nulla. E nessuno fa chiarezza. Una commissione, quella provinciale di garanzia, giudica ed accoglie il ricorso di Speziale. Una commissione, quella regionale di garanzia, dopo aver diffidato la prima a non giudicare, ne rende nullo il provvedimento di accoglimento del ricorso perché i membri sono decaduti. Entrambe giudicano sia nel merito, la prima, che sul piano della legittimità, la seconda, ma nessuna apre i plichi del gazebo di caposoprano e fa piena luce sulla vicenda: perché? Che senso ha definirsi un partito delle regole e poi non esserci una regola risolutiva che eviti reciproche accuse con tanto di comunicati stampa reiterati anche dopo il voto? Si partiva con due probabili candidati del Pd e ci si ritrova davanti gli stessi. Fasulo candidato ufficiale? Speziale candidato morale? A quanto pare scenderanno entrambi in campo e le primarie potevano, a questo punto, benissimo essere evitate. Ma come si suol dire da Manfria a Bulala, “u picuraru na vota sula u vitti u signuri” ed i gelesi saranno pure sciocchi, per bisogno, ma non fessi.

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E a fine maggio, una risata vi seppellirà

Forse mai, nella storia politica di questa città, abbiamo avuto consiglio comunale così disastroso. E' vero che dopo la riforma elettorale a livello locale datata 1993, il sindaco votato direttamente dai cittadini ha acquisito un potere personale e discrezionale che lo ha sottratto alla morsa dei partiti presenti nel civico consesso, riducendo il consiglio comunale ad un organo di vigilanza, indirizzo e controllo politico-amministrativo, nonché ad un'arena di dibattito politico. Ma dopo la «stagione dei sindaci» ci si attendeva un ritorno dei partiti al rango di protagonisti, capaci di influire, non dico determinare, le scelte amministrative del primo cittadino. Invece, è subentrata la «stagione dei commissari ad acta» e non solo dalle nostre parti. Perche? Perché i partiti hanno fallito proprio laddove non potevano permetterselo: vale a dire, la selezione delle candidature. Da noi, Crocetta ha governato infischiandosene di una maggioranza che non ha mai avuto in città: sia quando non aveva i numeri in consiglio (prima legislatura) sia quando ce li aveva (seconda legislatura). La legge, visto che si parla tanto di legalità, glielo consentiva. Ma se le responsabilità dell'ex sindaco, sul piano amministrativo, sono sotto gli occhi di tutti, quelle dei consiglieri comunali, presunti “vigilantes” per conto dei cittadini, non possono essere sottaciute. Al riguardo, ne approfitto per chiarire un punto una volta per tutte: come il sindaco, anche i consiglieri comunali sono eletti dai cittadini ed al pari del sindaco, non a caso, la legge li qualifica come «amministratori locali». In tale veste, devono osservare il rispetto dei principi costituzionali di «buon andamento e imparzialità della pubblica amministrazione» nell'esercizio delle loro funzioni. I consiglieri comunali, in definitiva, non sono “conigli usciti dal cilindro”, non sono nominati o cooptati dai partiti e quindi “burattini” a servizio di chi li ha messi nelle liste, ma sono amministratori dell'ente locale al servizio dei cittadini elettori. L'uscente consiglio comunale di Gela non ha pesato neanche lontanamente sulla sfera decisionale del Sindaco e della sua squadretta assessoriale, non ne ha controllato a dovere le delibere, se non in rari casi e solo nelle intenzioni. Il consiglio ha fatto da agorà solo per creare polemiche, il più delle volte sterili e mai del tutto abbondonate o messe definitivamente da parte. Sul piano culturale sono prevalsi gli interessi di parte. Quali rappresentanti dei cittadini, non hanno badato in maniera consona ad ispezionare uffici e stabilimenti comunali. Basterebbe, poi, citare solo il question-time per rendere evidenza della ridicolaggine alla base del rapporto tra i controllori (o presunti tali) e governanti (o presunti tali). Ad un sindaco monocorde (legalità! legalità! legalità! E nient'altro che legalità!) ed una giunta di perfetti sconosciuti (a parte qualche eccezione), appiattita a fronte del volere del baluardo cittadino della legalità, è corrisposto un consiglio comunale anonimo ed insignificante sul piano del contraddittorio. L'inettitudine di questo consiglio e di chi lo anima, nel senso eufemistico del termine, è soprattutto nella sciocca presunzione che una volta rinconfermati nelle liste ufficiali dei rispettivi partiti, costoro saranno rieletti o avranno, comunque, buone possibilità di esserlo: ma nulla è di più sbagliato. L'ultima grande chance se la sono giocata con la pantomima del Prg: almeno ai tempi della bisatrattata prima repubblica, lo capivano che qualcosina alla fine del mandato, una sorta di segnale, all'elettorato andava dato. Invece, neanche quello. Ed allora, cari consiglieri, vi riporto una celebre frase di un nonno della satira latina: “qui rides? de te fabula narratur” (che ridi? è di te che questa favola narra"). Meglio ridere che piangere, potreste rispondermi. Sarà pure così, per ora e sicuramente per poco, giacché - state ben sicuri che, specie con la nuova soglia di sbarramento, sul finire di maggio sarà giusto una risata a seppellirne tanti di voi.

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Al gioco delle tre carte, vince chi fa il mazzo

Ed il mazzante dà le carte: sulla prima che depone al centro del tavolo è raffigurato un cane nero a 6 zampe sullo sfondo giallo. É il simbolo che madre Eni ha rubato al figliol prodigo Agip a cui nel frattempo ha cambiato i connotati e che dopo decenni di profitti sembra accorgersi tutto ad un tratto che la Raffineria di Gela è sempre più una palla al piede.. Fino a ieri, il management del gigante petrolifero diceva di non poter investire, perché necessitava di autorizzazioni ministeriali che non arrivavano, mentre lo stabilimento perdeva il passo ed alimentava di gran lunga la voce delle perdite dello stesso colosso industriale nell'anno 2009. Ed ecco alla destra un'altra carta in cui è raffigurata una stella bianca con bordo rosso a cinque punte, sugli assi di una ruota in acciaio e tra due rami di olivo e quercia legati da un nastro ancora rosso recante la scritta in bianco ed in carattere capitale. É l'emblema della Repubblica Italiana, a sigillare gli atti pubblici ufficiali, compresi quelli ministeriali come i decreti della Prestigiacomo che sbloccano un paio di autorizzazioni, togliendo altrettanti alibi all'Eni e, forse, consentendo una boccata d'ossigeno ad imprese pressocché al collasso per assenza di commesse. Alla sinistra, poi, spunta una terza carta in cui è raffigurato uno scudo alla francese con al centro la triscele color carnato e la testa della gorgone (medusa) circondata da spighe: sullo sfondo, colori rigoramente rosso aranciato e giallo. É lo stemma della Regione Sicilia. Regione a statuto autonomo – come qualche buon tempone ricorderà – ma che di autonomo e di autonomista non ha nulla, benché il suo governo continui a vantarsi del contrario. Quel governo fin troppo abile nel cambiar faccia per ben tre volte in meno di due anni, ma assolutamente incapace di dotarsi neanche di uno straccio di piano industriale dove magari farvi rientrare le somme da destinare al ripristino della diga foranea, né tantomeno di un piano di crisi a fronte delle emergenze di Gela, di Termini e via discorrendo,, limitandosi invece a convocare riunioni tanto urgenti quanto fantomatiche, dimenticandosi il più delle volte di assicurarsi la presenza dell'interlocutore più importante. E no, la vita non è tutto un quiz come, invece, vorrebbe far credere la sigla di una fortunatissima trasmissione di qualche anno fa. Nell'Italia di non si sa quale repubblica (per alcuni in forte minoranza siamo ancora alla 1ª, per altri molto più numerosi siamo già arrivati alla 3ª, ma non manca chi si è fermato alla 2ª o chi addirittura ne prefigura una 4ª, prossima a divenire), la vita è si un gioco a premi, ma non un qualsiasi quiz più o meno impegnativo. Il gioco, popolarissimo in quanto per necessità accessibile a tutti è – per chi non l'avesse ancora capito – quello delle tre carte. Attratto dalla posta in palio, mentre il mazzante, con una velocità disarmante, sfoggia tutta la sua vena dissimulatoria nel cambiar posto alle carte, c'è il cittadino remissivamente ignaro, oramai abituatosi a pensare ed agire come se non avesse più nulla da perdere, mentre di fatto continua colpevolmente a perdere, anche se stesso. Nella fattispecie, tra il ricatto occupazionale e la fruizione di un territorio devastato, ha l'atteggiamento di chi è solo di passaggio, spettatore poco interessato, per tramutarsi subito dopo da giocatore occasionale ad incallito, ad arte ringalluzzito da qualche puntata vincente, ma irrimediabilmente costretto all'ennesima, puntuale, sconfitta. Si dirà: si vince e si perde. Sciocchezze. Vince solo chi comanda il gioco: è la regola e l'eccezione è troppo rara per contare davvero. Tra lo spietato piazzista venditore di fumo ed il baro di professione, a chiudere il quadro è dunque il mazzante: figura tutt'altro che onorevole, ma che di questo titolo spesso si pregia, accanto altri affini. Ce ne sono tanti di mazzanti, diciamo pure troppi. Per loro darsi il cambio diventa compito agevole e, per questa via, vincono facile facile: sempre e comunque. Fermo restando che anche loro sono terrestri, fatevelo dire da un alieno.

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Il centro-destra e la sindrome di Pinocchio

Se nel centro-sinistra gelese regna l'incertezza e la confusione, definire caotica la situazione del centro-destra in città è il minimo che si possa scrivere. Ovviamente, anche qui (come dall'altra parte) molto dipende dai “risvolti palermitani”. La politica è come un fiume il cui corso d'acqua si alimenta continuamente, specie di bugie che in medicina definiremmo patologiche, preludio alla mitomania: figuratevi quanto conta la parola data. Insomma, l'accordo (tacito o espresso che fosse) prevedeva che dopo la candidatura dell'autonomista Federico alla provincia e del pidiellino Campisi al capoluogo nisseno, a Gela sarebbe toccato ai cuffariani indicare il candidato alla poltrona di primo cittadino, ma la “Sindrome di Pinocchio” è sempre all'erta. L'UdC, che aveva tutto l'interesse a rispettare il patto, ha fatto il suo dovere indicando Enzo Cirignotta. Lo ha fatto come si conviene, serrando le fila e chiamando a raccolta tutti: a fare l'appello in Villa Peretti, in particolare, è stato niente poco di meno che Totò Cuffaro in persona. Per ora i centristi corrono da soli e magari continueranno in un percorso solitario, sperando di sfruttare le divisioni altrui e fare il colpaccio come con D'Asaro a Mazzarino. Intanto, però, Rudy Maira minaccia di mettersi di traverso anche a Caltanissetta come già fatto a Palermo. Proprio dal capoluogo siciliano, per contro, i segnali che arrivano sono tutt'altro che confortanti per il partito di Casini, rimasto isolato all'opposizione, grazie alla strategia dirompente ed fino ad oggi vincente del più accerrimo nemico del cuffarismo: il PdL “ribelle” di Micciché. Fatte le prove generali a Termini Imerese, il PdL Sicilia continua a fare proseliti ovunque: ultimamente si sono costituiti gruppi a Agrigento, Ragusa e Monreale. Grande successo anche a Gela dove Micciché ha potuto stringere la mano non solo ad alcuni vecchi amici forzisti, tra cui l'ex deputato Ventura, ma anche e soprattutto a molti ex An, rimasti ai margini della fusione a freddo romana decisa in un battito d'ali da Berlusconi e Fini. Che il PdL di Miccichè non rimarrà alla finestra per la candidatura a sindaco di Gela c'è da aspettarselo: la richiesta di azzeramento della giunta nella vicina Riesi avanzata in questi giorni sembra preannunciarlo. Non scenderà in campo il consigliere provinciale Pepe, considerato che il cognato Cirignotta è in piena corsa: la sorpresa potrebbe essere proprio Giacomo Ventura che in caso di concomitante candidatura di Lillo Speziale, concederebbe a quest'ultimo la rivincita dopo la vittoria al maggioritario per la Camera nel 2001. Nonostante il “groppo in gola” rimasto per la disfatta di Scaglione su sentenza del Tar che lo spodestò per far posto a Crocetta, i “lealisti” rimasti nel PdL non sembrano avere la forza necessaria per riproporre un proprio uomo e Trainito così come Greco dovranno, a quanto pare, rinviare le personali aspirazioni a candidature ambiziose per altre occasioni. Ed il partito del Governatore? La sensazione è che, dopo il boom, non viva più un momento idilliaco in città... e non solo. Più in generale, infatti, il Movimento per l'Autonomia è in fase calante, pressocché in picchiata, tanto che Lombardo ha accettato la mano tesa di Miccichè e l'ancora di salvataggio lanciata della corrente lumiana del Pd, per navigare a vista e indirizzare lo sguardo all'orizzonte verso un'isola chiamata “mediterranea utopia” dove governa un “autonom-futur-riform-ista” Partito del Sud. Il principale riferimento in città ed in provincia dovrebbe ancora essere l'on. Federico, ma il condizionale è più che d'obbligo. Le ultime vicende ci narrano di un partito non proprio allo sbando ma quasi, tanto da subire la “supervisione” di un calatino esperto di formazione, turismo e sanità che di nome fa Francesco Iudica: chi lo conosceva già in città, alzi pure la mano e si faccia i complimenti da solo. Per quel che ci riguarda, a che ne dica il senatore Oliva, se questo non è commissariamento, poco ci manca. L'unico che può avere una chance di nomina a candidato è il presidente dell'Asi, Giuseppe Pisano, che può contare su un filo diretto con Lombardo senza intermediazioni varie. Buggerate da Pantalone? Chissà, ma a carnevale, guarda caso, ne sapremo di più. Tuttavia, ciò che continua a sorprendere è come mai ci si divide da queste parti quando si è sicuri che la città chieda una svolta dopo tanti anni di governo del centrosinistra: sarà forse la paura di vincere? Ah... se potessi avere 5 minuti a disposizione per parlare con mastro Geppetto!.

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