mercoledì 23 giugno 2010

Premonizione

Siamo stati premonitori ed in tempi non sospetti. "Gela è generosa con i suoi figli, anche quelli d'adozione, ma non è sciocca e manda un chiaro avvertimento a Speziale qualora decidesse nuovamente di mettere la sua faccia su un volantino": il virgolettato che precede è quanto abbiamo scritto sulle colonne di questo giornale, più di due anni fa (nell'articolo "Una città che sogna") nel commentare i risultati delle elezioni regionali che delegarono all'Ars ben tre deputati gelesi (Federico, Speziale e Donegani). In quell'occasione, la candidatura di Donegani nel Pd, contestuale a quella di Speziale, oltre a provocare una frattura a livello locale nell'allora neonato Partito Democratico, mise in discussione la leadership e la forza dell'attuale presidente della Commissione regionale antimafia proprio nella roccaforte elettorale gelese, dove Donegani ottenne, per l'appunto, due voti in più di Speziale il quale prevalse, invece, nel resto della provincia. Nella consapevolezza di un'improbabile ricandidatura a Palermo, da coordinatore provinciale del Pd, Speziale avrebbe potuto attendere qualche anno e provare la corsa alla Presidenza della Provincia di Caltanissetta, magari iniziando a ricucire lo strappo in occasione proprio dell'elezione del “primo cittadino”: come si suol dire, non è mai troppo tardi. Oggi, probabilmente si. Ed invece, com'è noto, ha preferito rompere gli indugi dopo l'elezione di Crocetta all'europarlamento ed il posto lasciato vacante in municipio. La sua candidatura, anzi, autocandidatura a Sindaco di Gela, non è piaciuta a buona parte del Pd gelese, con Donegani in testa e Crocetta alla finestra, "obbligandolo" alle Primarie. Battuto per una manciata di voti ai gazebo da Fasulo, all'ultimo minuto sponsorizzato anche dal sindaco uscente, ostinatamente Speziale ha tirato dritto, ponendosi di fatto al di fuori ed alternativo al Pd, portandosi con sé una certa fetta di dirigenti ed iscritti del partito democratico, fino a perdere la sfida con l'ancora per poco consigliere provinciale per altre 2 volte: al primo ed al secondo turno. La "tripleta" di Fasulo su Speziale rappresenta senza dubbio una svolta all'interno del Pd gelese (e pensiamo anche nisseno) e, considerato il largo seguito del partito di Bersani a livello locale, può esprimere una svolta anche per l'intera città. Che si tratti di una svolta positiva o meno, solo il tempo ce lo dirà. Non si può rimproverare Speziale di non averci creduto: “Lillo” non s'è risparmiato in questi mesi e ha dato tutto. Cionondimeno, non è riuscito ad arrestare un "fisiologico" calo di consenso, dopo tanti anni di militanza. Sotto questo profilo, a parere di chi scrive, un gravissimo errore è stato commesso a livello di comunicazione politica. Dal primo spot elettorale fino all'ultimo comizio, Speziale si è rivolto al cittadino asserendo che non avrebbe utilizzato la poltrona di sindaco per fare carriera politica. Qualcuno a lui vicino, avrebbe dovuto suggerirgli di mettere un punto e fermarsi li. Aggiungere a margine la motivazione che la carriera politica, lui l'aveva già fatta, ha innescato un messaggio devastante che gli si è rivoltato contro. Se il cittadino gelese, che più volte ha premiato Speziale nell'ultimo ventennio, aveva maturato già un forte sospetto al riguardo, tale argomentazione ha contribuito a rafforzare e consolidare quel dubbio nell'elettore, fino a suonare come un'autentica ammissione di colpa del candidato di UdC, PdL Sicilia ed altre 4 liste civiche. E' chiaro che Speziale alludesse ad altro, con tanto di attacco all'ex Sindaco, all'ex vice Sindaco ed all'ex Presidente del Consiglio Comunale (gli attuali onorevoli Crocetta, Donegani e Federico) che dall'altra parte sponsorizzavano Fasulo, ma ricordare ogni giorno che la carriera politica l'aveva già consumata e che ora voleva lasciare un segno della sua presenza in città, gli ha fatto fare più la figura del “reo-confesso” che del “benefattore”. Fino a prova contraria, agli occhi dell'elettore, fare carriera politioca è più una colpa che un pregio. Speziale lo dovrebbe sapere bene, un politico non deve mai confessare un colpa, anche presunta, in campagna elettorale: nell'unico vero momento, cioè, in cui il cittadino può dire la sua e può anche decidere di punirti. Ed invero, la punizione era stata inferta già al primo turno, di gran lunga camuffata dal considerevole riscontro delle liste a sostegno. Quando, infatti, prendi una dozzina di punti in percentuale in meno rispetto alla tua coalizione, qualcosa vorrà pur dire...ed al ballottaggio s'è visto. Più che un errore, del resto, l'apparentamento in vista del secondo turno con Rinciani, forte del 10% ottenuto al primo turno, è sembrato più un atto disperato compiuto da chi era consapevole che il leader di Gela é Wiva non valesse tutto quel consenso. Insomma, più che altro Speziale ci sperava. Invece, come volevasi dimostrare, il surplus del 6% oltre il risultato ottenuto dalla sua lista, si è rivelato un voto di protesta dato dai tanti cittadini, che non si riconoscevano nell'accentuato trasversalismo che ha caratterizzato questa tornata elettorale, ad un pediatra apprezzato nella sua professione, socialista, già consigliere comunale e con alle spalle alcune battaglie in tema di sanità e comitato pro provincia. Peraltro, di quel trasversalismo sconclusionato, la cocciutaggine di Speziale nel candidarsi a tutti i costi, a prescindere dalla giustezza o meno delle motivazioni addotte, era comunque vista come una delle principali cause. Sicché, una larga fetta di quell'elettorato non è andato a votare al ballottaggio e quella che c'è andata, se c'è andata, ha votato contro Rinciani, del cui valore aggiunto al secondo turno non c'è stato affatto riscontro. Anzi, numeri alla mano, si può semmai ragionevolmente affermare il contrario. E per dirla tutta, a parte qualche sparuta eccezione, al secondo turno non s'è mosso da casa neanche l'elettore di centro-destra (tranne il PdL Sicilia), o quello che fino ad ieri si riteneva tale. Una situazione molto simile alle ultime elezioni europee che videro l'elettorato di centro-sinistra o, in ogni caso, quello molto vicino a Crocetta, recarsi alle urne come effetto trascinamento dovuto alla candidatura del sindaco allora in carica: peraltro, unico gelese in lizza per Bruxelles e Strasburgo. In una tale radicalizzazione del voto, da clima "derby", non a caso i due candidati hanno confermato grossomodo il consenso conquistato al primo turno, con Fasulo che al ballottaggio ottiene 17224 preferenze (una trentina in meno rispetto alle 17257 di fine maggio) pari al 54,16%, contro le 14.580 (quasi 800 in meno rispetto ai 15372 di fine maggio) preferenze per Speziale, pari al 45,84%. I 2644 voti di scarto tra Fasulo e Speziale, pari a 8 punti in percentuale, escludono ipotesi di ricorso e, pertanto, alla "bella" la partita è definitivamente chiusa. Sebbene, in fondo, sia sembrato più un incontro di boxe a tre round, in cui non sono mancati - in senso ovviamente figurativo - ganci, diretti e montanti, nonché qualche colpo basso e qualche testata (chissà se fortuita o meno). Più che la demonizzazione dell'avversario, c'è stato da entrambi i fronti, il tentativo di costruire sulla controparte una sorta di referendum pro e contro. A ben guardare, però, Speziale non è riuscito nell'intento. Non che non ci abbia provato. Anzi, magari c'è andato vicino. Alla fine, pero, il presidente della commissione regionale antimafia ha invocato invano un diffuso giudizio negativo rispetto alla passata amministrazione impersonificata da Crocetta e Donegani, non foss'altro perché di quell'amministrazione aveva fatto lui stesso parte, così come altri assessori e consiglieri comunali presenti nelle sue liste. L'impressione, piuttosto, è che larghe sacche del corpo elettorale abbiano affrontato l'appuntamento elettorale con l'approccio di un voto referendario pro o contro il cinque volte deputato regionale. Un referendum cui ha contribuito lo stesso Speziale, all'indomani delle primarie. Fasulo ha avuto il merito di non sovvertire la tendenza sfavorevole che si palesava nei confronti del proprio "competitor", senza commettere passi falsi, misurando le parole ed ammortizzando i toni, alzandoli un po' solo pochi giorni prima "la resa dei conti finale". In una città che vuole essere normale, la maggiore serenità di Fasulo, il non tradire mai, o quasi, la minima incertezza o preoccupazione, ha finito per prevalere. E se per Speziale si apre, gioco forza, una fase di riflessione con all'orizzonte il tramonto, per il nuovo sindaco – figlio d'arte (il padre Ernesto fu presidente democristiano della provincia nissena) – è l'alba di un nuovo giorno, ad inaugurare una stagione che può rivelarsi della definitiva consacrazione. E magari chissà, tra tanti, troppi, voltagabbana, vuoi vedere che Gela riesce finalmente a voltare pagina?

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